info@studiolacirignola.it
Via San Gregorio 55, Milano
Corso Alcide De Gasperi 292/A, Bari
Via Passavalli 5, Fasano

Seguici su:

Articoli e newsRiforma copyright UE 2019: braccio di ferro tra editori e colossi del web (titolo H1)

Novembre 4, 2019

La nuovissima riforma copyright UE 2019: cos’è e cosa comporta per la navigazione sul web. Focus sugli artt. 11 e 13 della delibera europea (H2)
Da alcuni mesi il mondo del web è in fermento per le importanti novità introdotte dalla riforma copyright UE 2019, che potrebbero completamente ridisegnare le abitudini comunicative ormai consolidate per tutti i fruitori di social e siti internet.
I giganti della comunicazione online sono infatti sotto la lente d’ingrandimento dell’organo legislativo europeo, ed a cascata anche di ogni singolo Stato membro, per i nuovi obblighi che la riforma impone a tutela del mondo editoriale.
Ma la riforma copyright UE cosa comporta dal punto di vista giuridico e, soprattutto, per la massa di utenti che quotidianamente si affacciano alle piattaforme online?
Esaminiamola nel dettaglio, con particolare riferimento ai due articoli più contestati della direttiva, ossia gli artt. 11 e 13 (che nella versione finale del testo diventano artt. 15 e 17).
Riforma europea sul copyright: le questioni in gioco (H3)
La nuova normativa in materia di diritto d’autore è stata sottoposta all’esame del Consiglio dell’Unione europea con il voto contrario di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
Da più parti, infatti, la riforma copyright venne definita una vera e propria “legge bavaglio” per le pesanti ripercussioni collegate alla sua approvazione.
In effetti, da tempo si avvertiva la necessità di porre mani ad un settore, quello relativo al diritto d’autore informatico appunto, la cui ultima versione risale al 2011, periodo in cui la diffusione soprattutto dei social non era ancora così massiva.
La ratio della direttiva copyright europea (H4)
Lo scopo della riforma è nobilissimo. Tutela dell’editoria e del lavoro intellettuale, riduzione del divario economico tra creatori di contenuti e piattaforme internet ed incentivo della collaborazione tra questi due soggetti.
Ma, come da più parti è stato fatto rilevare, il rischio che si corre è altissimo: minacciare la stessa libertà del world wide web, limitando grandemente la libera circolazione di informazioni che da sempre rappresenta la ratio stessa del mondo virtuale.
I social, i siti internet hanno infatti da sempre rappresentato l’essenza stessa di una comunicazione che va oltre le logiche delle potenti multinazionali o dei governi di massa; è attraverso internet che le informazioni viaggiano con velocità istantanea e soprattutto bypassando i controllatissimi canali istituzionali.
Quid est quindi se la riforma copyright UE non renderà più possibile tutto questo?
Riforma copyright UE cosa comporta (H3)
In realtà il problema è più complesso di quanto sembri.
I colossi del web quali Google, Youtube e Facebook detengono la quasi totalità del giro d’affari sotteso al marketing online (link ad articolo interno su e-commerce, ndr), ma una grossa fetta della loro fruibilità deriva proprio dai contenuti elaborati da editori ed autori esterni alle piattaforme, che vengono quotidianamente condivisi sul web.
Per contro il mondo editoriale, che non guadagna dalla pubblicazione di questi contenuti sulle piattaforme, beneficia di grande visibilità proprio grazie alla condivisione su Google, Youtube e sui principali social.
La direttiva europea mira a riconoscere, a carico delle piattaforme web, un corrispettivo in favore degli autori ed un obbligo di limitare la diffusione di articoli non autorizzati.
Quali sono però i principali nodi da affrontare?
Riforma copyright novità principali (H3)
Esaminate le problematiche emerse, approfondiamo le novità introdotte dalla direttiva che maggiormente impattano sulla libera diffusione delle notizie sul web, con particolare riferimento agli artt. 11 e 13 della proposta di legge.

  • La “tassa” sui link (art. 11, ora art. 15) (H5)
    Gli editori possono negoziare con le grandi piattaforme del web degli accordi per farsi riconoscere delle fees (o corrispettivi) per la condivisione di propri contenuti sulle relative pagine.
    Da tale accordo vanno in ogni caso esclusi i cosiddetti snippet, ossia i brevi estratti del contenuto degli articoli, lunghi non più di un paio di righe, che compaiono su google sotto la headline (o titolo dell’articolo). Per la sola pubblicazione di tali brevi estratti non è previsto alcun compenso, ma l’eccezione rischia fortemente di restituire forza a “Mister G” ed in particolare a “Google News”, che di fatto si limita a proporre sole anteprime di notizie.
  • Dovere di vigilanza (art 13, ora art. 17) (H5)
    È fatto obbligo alle piattaforme online di controllare tutti i contenuti che vengono condivisi, anche da terzi utilizzatori. Ma cosa accade se vengono pubblicati contenuti coperti dal copyright senza preventiva autorizzazione? Non molto, in verità. Di fatto, solo dimostrare di aver posto in essere ogni attività utilmente idonea ad effettuare un controllo preventivo della violazione, nonché attivarsi subito per rimuovere il contenuto illecito.
    Ma attenzione: devono compiere il massimo sforzo teso al raggiungimento di tale obiettivo. In effetti, non un granché.
  • Esclusione di Wikipedia ed altre piattaforme divulgative (H5)
    Dalla nuova normativa in materia di diritto d’autore vengono esplicitamente esclusi le enciclopedie online che non abbiano finalità commerciali (Wikipedia), nonché piattaforme per la mera condivisione di fati, sempre senza fini commerciali (Open Source, Meme). Sono altresì esclusi tutti i contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica
    Riforma copyright UE cosa cambia realmente? (H3)
    Abbiamo dunque esaminato i punti essenziali della nuova direttiva comunitaria, soffermandoci soprattutto sulle perplessità che da più parti sono state sollevate e sui punti critici della normativa.
    Ci chiediamo, in conclusione, cosa realmente cambierà dall’introduzione delle nuove regole?
  • Nuove responsabilità per le grandi piattaforme: facebook, youtube, google e tutti i colossi del web dovranno mettere mano al portafogli e riconoscere un corrispettivo ad editori ed autori per ogni contenuto da questi prodotto e condiviso sulle loro pagine. Non solo: dovranno vigilare affinché i propri utenti non violino il copyright condividendo contenuti coperti dal diritto d’autore
  • Esclusione di enciclopedie virtuali e start up con determinate caratteristiche: dalla normativa stringente vengono esclusi Wikipedia e tutte le start up che abbiano meno di 3 anni, un fatturato inferiore a 10 milioni di euro ed un traffico mensile medio di visitatori inferiore a 5 milioni
  • Sì alla condivisione degli snippet
  • Inclusione di giornalisti ed artisti nelle fees: se la ratio della normativa vuole essere la tutela del lavoro intellettuale rispetto ai guadagni commerciali che le grandi piattaforme realizzano anche grazie ai contenuti scambiati, va da sé che autori, giornalisti ed artisti che vedono utilizzato il frutto della propria attività abbiano diritto ad una parte della remunerazione riconosciuta dalla piattaforma alla casa editrice o discografica.
    In conclusione, questa nuova normativa sul copyright sembra giungere nel momento giusto, data la capillare diffusione della cultura virtuale che ha subito una decisa impennata specialmente nell’ultimo decennio.
    E tuttavia, la stessa desta numerose perplessità, sia sotto il profilo della effettiva adeguatezza a riconoscere una tutela reale al lavoro intellettuale e non meramente programmatica; sia, come visto, per il rischio di limitare grandemente la assoluta libertà delle informazioni che circolano sul World Wide Web, da sempre caratteristica essenziale di ogni attività svolta sul web.

© 2023 Studio Legale Lacirignola & Partners – All rights reserved – Developed by LGC